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REVISIONE COSTITUZIONALE PER LA RIDUZIONE DEI PARLAMENTARI

settembre 30, 2019

COMITATO MERATESE PER LA DIFESA E L’ATTUAZIONE DELLA COSTITUZIONE

Comunicato stampa

Il Parlamento costa troppo, è lento e inefficiente, i parlamentari sono troppi: sono queste le motivazioni alla base della revisione costituzionale che ne prevede la riduzione, di prossima quarta ed ultima lettura in Parlamento.

Siamo nell’età del post ideologismo e del trionfo del senso pratico che porta alla carenza di visioni di insieme; si massimizza la ricerca del consenso, della propaganda e della politica ridotta a semplice amministrazione. La “caduta” delle ideologie ha portato alla proliferazione dei partiti personali, carenti di processi decisionali, basati sui principi della democrazia interna e della rappresentanza .

Il Senato ha dato il via libera, in seconda lettura, al Disegno di Legge Costituzionale che modifica gli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione; ove la Camera lo approvasse, a sua volta in seconda lettura, sempre a maggioranza assoluta, la legge si intenderebbe licenziata, salvo indizione di un referendum che potrà essere chiesto, a norma dell’Art.138 della Costituzione, entro tre mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, da un quinto dei Deputati o dei Senatori o da cinque Consigli Regionali o da cinquecentomila elettori. Il Disegno di Legge prevede una riduzione di 345 parlamentari, 230 alla Camera e 115 al Senato.

Il risparmio dei costi per lo Stato

Uno dei cavalli di battaglia dei proponenti è che il risparmio sarebbe di 500 milioni di €/anno, ma ciò è falso perché lo stipendio lordo dei Parlamentari è di circa 175.000 €/anno, per cui il risparmio si colloca attorno a 60 milioni /anno. pari allo 0,07 per mille della spesa pubblica dello Stato che ammonta a circa 850 miliardi /anno; siamo di fronte ad un’inezia. Una cifra marginale pure se raffrontata al costo di Camera e Senato, pari a 1525 milioni/anno. Tra l’altro, ragionando in termini puramente economici, un possibile referendum confermativo costerebbe 300 milioni, bruciando i risparmi dei primi cinque anni. Si tratta, quindi di una mossa demagogica

Rappresentanza

Il principio di rappresentanza dei parlamentari viene sminuito e, permanendo l’attuale legge elettorale, con soglia di sbarramento formale al 3%, di fatto diminuirebbe ancora. Sarebbe come aumentare al 10%, circa, tale soglia, soprattutto per il Senato, a causa dei collegi elettorali ingranditi territorialmente; si accresce così la distanza fra elettori ed eletti e si penalizzano le piccole formazioni. Se mai la legge dovesse essere approvata, il male minore è quello di adottare un sistema elettorale puramente proporzionale. In effetti l’introduzione di sistemi maggioritari, a partire dal 1994, invece di garantire il bipolarismo e la stabilità dei Governi, ha determinato i continui cambiamenti di leggi elettorali, fenomeno sconosciuto negli altri grandi Paesi europei. I candidati vengono decisi dai “capi” partito e sono state eliminate le preferenze, sottraendo agli elettori un minimo di discrezionalità.

Più Governo e meno Parlamento

E’ in atto, da alcune legislature, un rafforzamento dell’Esecutivo, giustificato da supposte motivazioni di urgenza, per cui si legifera sulla base di Decreti Legge, ponendo sovente la fiducia. Dovrebbe essere l’Esecutivo che attua le leggi approvate dal Parlamento ma da due decenni è in atto un capovolgimento, ovvero il Governo decreta ed il Parlamento approva, anche a scatola chiusa (ultimo esempio la Finanziaria 2019), con la fiducia o altre mannaie procedurali.

Riteniamo che l’efficienza del Parlamento possa essere aumentata migliorando i Regolamenti interni, decentrando e assegnando maggiori funzioni ai parlamentari, invece di porre mano a demagogiche revisioni costituzionali.

Per adesione ed ogni altra informazione:

Comitato meratese per la difesa e l’attuazione della Costituzione, costituito nel 2009

https://cdcm.wordpress.com/

Merate 27 settembre 2019