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ALCUNI SPUNTI SUL TEMA DELLE MIGRAZIONI

ottobre 18, 2018

 

di Lelia Della Torre del Comitato Difesa e attuazione della Costituzione Merate

1. Cause complesse. Il nomadismo ha caratterizzato l’umanità per gran parte della sua esistenza (attorno a 200mila anni). Solo da una decina di migliaia d’anni ha preso piede la stanzialità, con i suoi correlati di proprietà, confini, guerra, ma anche civiltà. Forse per questo l’uomo ha connaturata l’esigenza di spostarsi e il relativo diritto merita di essere considerato un diritto fondamentale. Tuttavia oggi la realtà è molto diversa. La dinamica demografica ha subìto negli ultimi due secoli un’espansione esponenziale mai avutasi in precedenza, peraltro con un forte squilibrio tra paesi ricchi e poveri. L’altissima natalità nei paesi poveri fa prevedere che il fenomeno migratorio sarà nel mondo sempre più accentuato e inevitabile. La sua gestione non è quindi da lasciare all’emotività del momento, ma da programmare razionalmente con l’accordo tra paesi di arrivo e di destinazione – anche perché può essere di reciproco vantaggio. Per comprendere la complessità e la diversificazione delle cause possiamo partire da alcuni esempi concreti.
L’accordo nordamericano di libero commercio (Nafta, 1994) ha consentito a Usa e Canada di inondare il mercato messicano con prodotti agricoli a basso prezzo (grazie anche alle sovvenzioni statali). Questo ha fatto crollare la produzione agricola messicana e milioni di contadini sono rimasti senza lavoro. Si è ingrossato così il bacino di mano d’opera a basso costo, che è stata impiegata poi negli stabilimenti di proprietà Usa posti al confine in territorio messicano, nei quali i salari sono molto bassi ed i diritti sindacali inesistenti. Da allora sono iniziate le migrazioni in massa dal Messico verso gli Usa ed il tentativo di porvi freno con l’erezione del muro che Trump vorrebbe completare su tutti i 3000km del confine.
Altri esempi di sfruttamento possono essere visti in Africa: è ricchissima di materie prime tradizionali (oro, platino, diamanti, petrolio, cacao, caffè…) ma anche di quelle indispensabili per i nostri telefonini e strumenti moderni, come il coltan. Queste risorse sono sfruttate dal colonialismo europeo vecchio e nuovo facendo leva su élite africane al potere, facilmente corruttibili. In Costa d’Avorio società francesi controllano il grosso della commercializzazione del cacao, di cui il paese è il primo produttore mondiale: ai piccoli coltivatori resta appena il 5% del valore del prodotto finale, tanto che la maggior parte vive in povertà. Le armi che nei paesi africani vengono usate per le guerre non sono prodotte di certo in Africa ma vengono dall’Europa, Usa, Russia, ecc.. I cambiamenti climatici che provocano siccità e desertificazione di enormi territori africani sono pure il prodotto di stili di vita opulenti, non certo africani. La causa principale delle migrazioni va cercata, in definitiva, nello sfruttamento del mondo ricco su quello povero. È logico pertanto che il mondo ricco si faccia carico della loro accoglienza.

2. Perché usano i barconi mettendo a rischio la loro vita? Pagare i trafficanti di esseri umani e gli scafisti costa di più di un biglietto aereo o navale. Per i migranti non è possibile emigrare legalmente da venti anni, da quando l’Europa ha chiuso le frontiere esterne ed aperto quelle interne. Dal 2014 ad oggi sono morti e dispersi nel Mediterraneo quasi 14.000 persone:
3.283 nel 2014
3.783 nel 2015
5.143 nel 2016
4.155 dal 01/01/17 al 15/07/17
1.258 dal 16/07/17 al 30/04/18
Gli sbarchi in Italia sono diminuiti drasticamente dopo i provvedimenti varati dal ministro Minniti (governo Gentiloni). Tra settembre 2015 e aprile 2018 sono sbarcati in Italia 350.000 persone e l’UE ha previsto il ricollocamento di sole 35.000. Quanto alle risorse economiche gli aiuti UE ammontano ad un misero 2% delle spese affrontate in media dall’Italia (fonte ISPI Istituto per gli studi di politica internazionale).

3. La loro presenza fa aumentare furti, rapine, stupri e rende i nostri paesi meno sicuri? Non sembra! gli stranieri dal 1991 al 2017 sono aumentati del 530% passando da 800.000 a 5.000.000 mentre gli omicidi sono calati dell’85% passando da 2391 a 348; anche gli altri reati gravi come rapine e violenze sono rimasti stabili o diminuiti. Gli stranieri in carcere sono circa 1/3 dei detenuti ma lo sono di solito per reati minori (difesi da avvocati d’ufficio).

4. Saremo in grado di accoglierli tutti senza impoverirci? L’Italia non è invasa dai migranti. I 5 milioni rappresentano l’8% della popolazione; altri paesi europei hanno accolto un numero ben maggiore: l’Austria 14%, Belgio 11%, Germania 10%, Spagna 9%, Regno Unito 8%. Allora perché trovano spazio le idee di invasione e sostituzione etnica? L’impoverimento che in Italia ha colpito le classi medio-basse è dovuto semmai alle politiche di austerità: disoccupazione, lavoro precario, facilità di licenziamento, costi sempre maggiori della scuola, della sanità, dei trasporti ecc.. Secondo Carlo Freccero “I migranti non risiedono in via Montenapoleone e non portano via lavoro agli amministratori delegati. E’ il popolo che porta il peso dell’immigrazione con la perdita di valore del lavoro manuale. La svalutazione del lavoro in questi anni di ordoliberalismo e di euro è stata possibile anche grazie all’esercito di riserva costituito dai migranti. E’ logico che le élite economiche siano favorevoli all’immigrazione. Le libera dall’incombenza di delocalizzare dove c’è disperazione, portando la disperazione direttamente qui”. Il fatto è tanto più vero con gli immigrati irregolari, sia quelli che non sono stati accolti e rimpatriati sia quelli che hanno perso il lavoro regolare e che dopo un anno senza impiego perdono, in base alla legge Bossi-Fini, il permesso di soggiorno: risulta così un vero e proprio esercito di riserva. I dati ISTAT stimano che gli stranieri non comunitari che lavorano irregolarmente sono più di mezzo milione. Quindi le norme restrittive sull’ingresso dei migranti favoriscono il lavoro nero! Inoltre le politiche sull’immigrazione di tutti i governi negli ultimi anni centrate solo sul contenimento e sulla gestione dell’emergenza hanno alimentato nella popolazione spinte di discriminazione e rifiuto. I centri di accoglienza spesso senza competenze e controllo hanno rappresentato un business per le cooperative di gestione e un problema per i migranti condannati a non fare nulla in giro per piazze e stazioni ferroviarie, quando non schiavizzati nei campi a raccogliere frutta e verdura. Solamente se non si lascia solo chi è più fragile ed in difficoltà attuando politiche economiche e sociali sarà possibile coniugare l’accoglienza aprendo canali di emigrazione regolare, la sicurezza urbana e la legalità.

5. E’ giusto fermarli in Libia e negli altri stati del Nord Africa? La prigionia nei campi libici è stata descritta da migranti di diversa nazionalità come una esperienza terribile: torture, violenze sessuali, morti di compagni, estorsioni alle famiglie di origine. Così i soldi UE al Niger sembrano impiegati solo perché la polizia fermi i migranti alla frontiera con la Libia costringendoli a percorsi ancora più difficili e pericolosi. Pensare poi di far fare le domande di asilo in paesi terzi rappresenta un grave attacco al diritto di asilo perché l’esame della domanda avviene in condizioni e contesti non controllabili. E’ vero, con i provvedimenti di Minniti sono diminuiti gli sbarchi ed anche i morti in mare: occhio non vede cuore non duole!

6. Cosa significa “aiutiamoli a casa loro”? Salvatore Settis: “nulla può arrestare le folle che premono ai confini sud degli Usa, nulla può arrestare la marea di popoli che da oltre il Mediterraneo guarda verso l’Europa. E’ urgente una strategia di lungo periodo e dovrebbe includere la possibilità (non l’obbligo) di trovare lavoro a casa propria perché c’è una causa di fondo che non si elimina con interventi di breve periodo ed è l’enorme squilibrio economico tra le varie parti del mondo. La crisi dei migranti è in realtà la crisi di un sistema economico e sociale insostenibile. Ma altrettanto urgente e necessaria è una strategia di accoglienza sui tempi brevi, rivolta ai nostri fratelli che migrano proprio come i nostri nonni cento anni fa.”

Dovendo sognare in grande, perché non sogniamo un domani in cui i diversi territori si contenderanno gli immigrati per fruire dei loro apprezzati servizi?